Il nostro successo nel lavoro non è determinato soltanto dalle nostre competenze o dalla nostra capacità di elaborare strategie e risolvere problemi operativi: a fare la differenza è anche il nostro grado di intelligenza emotiva.
Si tratta di un tipo di intelligenza diversa da quella logica, misurata dal Quoziente Intellettivo (QI); riguarda la capacità di comprendere le emozioni proprie e quelle degli altri e di entrare in relazione con chi ci sta intorno in modo positivo e costruttivo.

Che cos’è l’intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva riguarda innanzitutto la nostra capacità di osservare e riconoscere le nostre emozioni quando le proviamo. Dall’autoconsapevolezza si arriva all’autocontrollo, che ci permette di restare padroni di noi stessi e di dirigere il nostro comportamento in modo controllato e positivo.
A questa capacità si accompagna l’empatia, cioè la capacità di comprendere le emozioni degli altri un po’ come se le sentissimo dentro di noi. Questa facoltà ha una radice biologica ben precisa, i neuroni specchio, che nel nostro cervello si attivano non solo quando noi compiamo un’azione, ma anche quando vediamo qualcun altro compierla: è la prova che siamo naturalmente programmati per comprendere le emozioni degli altri. Se questo ci riesce difficile, con ogni probabilità è perché non siamo abituati a farlo, ma basta allenarsi per migliorare: contrariamente all’intelligenza logica, l”intelligenza emotiva si può esercitare e si può far crescere.

Intelligenza emotiva sul lavoro: perché può fare la differenza

È proprio la consapevolezza delle nostre emozioni e di quelle degli altri a permetterci di gestire con successo le relazioni, anche in ufficio. Sul lavoro l’intelligenza emotiva è una risorsa preziosa per tutti e in particolare per chi ha dei collaboratori da gestire. Il vecchio modello del capo autoritario, che esercita il suo potere dando ordini e sanzionando chi sbaglia, è ormai passato di moda per il semplice fatto che non aiuta ad aumentare la produttività e neppure il benessere organizzativo, anzi!
Al contrario, esercitando l’autocontrollo ed evitando di dare libero sfogo alle emozioni tossiche come la rabbia si pongono le basi per creare relazioni positive con gli altri; controllare le proprie reazioni e agire in modo meditato e consapevole permette di migliorare il clima lavorativo e di aumentare la produttività.
Ponendoci in contatto con le emozioni di chi ci sta intorno, l’intelligenza emotiva offre leve efficaci per le motivazione e permette di innescare sentimenti positivi, migliorando il benessere delle persone, ci aiuta, insomma, anche a essere più felici.

Per saperne di più:
“Intelligenza emotiva” di Daniel Goleman, BUR editore
“Intelligenza emotiva 2.0” di T. Bradberry e J. Greaves, Edizioni Il punto d’incontro