Comunicare vuol dire, etimologicamente, “mettere in comune”. Per comunicare non basta dire quello che abbiamo in mente o inviare una email: è necessario anche che l’altro comprenda quello che intendiamo dire.

È qui che le cose si complicano: comunicare è indispensabile nella vita privata e sul lavoro, lo sanno tutti, ma spesso la comunicazione autentica continua a essere una chimera. A volte non riusciamo a far capire quello che vogliamo dire, o addirittura le nostre parole feriscono gli altri.

Le parole, che dovrebbero servire per stabilire un legame e un dialogo, possono diventare vere e proprie barriere quando le modalità di comunicazione sono disfunzionali: dare ordini, fare la morale, criticare chi ci sta di fronte, ridicolizzarlo, o interrogarlo sono approcci che bloccano inevitabilmente la comunicazione. Come è possibile, allora, capire concretamente come parlare per farsi comprendere?

Il primo passo per comunicare: saper ascoltare

Il primo passo per comunicare, in realtà, non è saper parlare, ma saper ascoltare. E spesso saper ascoltare non è facile: a renderlo difficile è prima di tutto la tendenza a interpretare quello che gli altri ci stanno dicendo sulla base dei nostri pregiudizi su di loro.

In psicologia, e più precisamente nell’analisi transazionale, esiste una parola che definisce la posizione giusta per comunicare. È okness, e sta ad indicare una situazione nella quale chi parla pensa di essere come dovrebbe (si sente “ok”) e pensa lo stesso anche del suo interlocutore. Non è la norma: quando chi parla pensa di “essere ok”, ma è convinto che il suo interlocutore non lo sia la comunicazione diventa aggressiva.

Quando invece chi parla ritiene di non essere ok, nella comunicazione è passivo se l’interlocutore è percepito come ok e manipolativo se l’altro, invece, è ritenuto “non ok”.

  IO sono OK 
IO non sono OK 
TU sei OK  Assertivo Passivo
TU non sei OK  Aggressivo Manipolativo

A bloccare il dialogo sono anche delle abitudini comunicative spesso ben radicate, ma del tutto disfunzionali allo scopo: dare ordini, fare la morale, ridicolizzare il nostro interlocutore o avere un atteggiamento inquisitorio.

Capita che con alcune persone più che con altre ci sia difficoltà a comunicare, ma in realtà noi abbiamo la possibilità di cambiare le cose. Il concetto chiave per farlo è quello di intelligenza emotiva. L’intelligenza emotiva è quell’abilità che ci permette di capire gli altri e di entrare in contatto con loro. L’intelligenza emotiva riassume due tematiche diverse: la competenza personale, cioè come noi sappiamo riconoscere le nostre emozioni e controllare noi stessi, e la competenza relazionale, cioè come sappiamo gestire le relazioni con gli altri.

Contrariamente all’intelligenza logica, l’intelligenza emotiva si può migliorare: possiamo imparare ad ascoltare e a modificare i nostri stili di comunicazione per comunicare meglio.

Ma come è possibile instaurare una comunicazione diretta e proficua, mettendosi in una posizione di apertura e disponibilità, senza pregiudizi su chi ci sta davanti, e senza arroganza, né sensi di inferiorità riguardo a noi stessi?

Ad aiutarci in questo è l’intelligenza emotiva, un’abilità che ci permette di comprendere noi stessi e le nostre emozioni, e allo stesso modo anche le emozioni di chi ci sta intorno.
L’intelligenza emotiva, in effetti, racchiude due abilità diverse: da un lato, la competenza personale, che definisce la capacità di riconoscere le proprie emozioni e di controllarle, dall’altro la competenza relazionale, che racconta invece di come gestiamo le relazioni con gli altri.

Ci sono ampi margini di miglioramento anche per chi sente di non essere dotato di questa capacità: l’intelligenza emotiva si può sviluppare. La sua esistenza è dimostrata dal fatto che nel cervello di tutti gli esseri umani c’è un particolare tipo di neuroni, i neuroni specchio, che si attivano non solo quando noi compiamo una certa azione (ad esempio bere un bicchiere d’acqua), ma anche quando vediamo un’altra persona compiere la stessa azione.

Questo significa che siamo programmati per entrare in sintonia con gli altri e possiamo riuscire ad ascoltare e comprendere chi ci sta vicino. E partendo da qui, possiamo imparare a parlare per comunicare davvero.